LIBRI

 
 
 
 

 
     
 

BOBBA Vittorio

PARABELLUM – STORIA E TECNICA DELLE LUGER SVIZZERE – A TECHNICAL HISTORY OF SWISS LUGERS

PRIULI & VERLUCCA, EDITORI - 2005

 

ISBN 10

88-8068-277-6

Pag.

224

Formato - Size

24 x 33.5 cm (9.4“x13.2“)

Rilegatura

Binding

Copertina rigida con sovracopertina a colori

Hard Cover with color dust jacket

Foto - Pictures

illustrazioni a colori – color pictures

Lingua

Language

Italiano – Inglese

Italian - English

 

 

Il volume contiene oltre 150 immagini tra disegni, fotografie a colori e particolari ed è diviso in tre parti: la storia e i modelli delle Luger svizzere, le schede dei componenti e una dettagliata appendice che contiene numerosi dati tecnici.
La storia della Parabellum è legata a filo doppio all’evoluzione dell’esercito federale svizzero. Fu infatti grazie ai test eseguiti dagli svizzeri in vista dell’adozione di una nuova pistola d’ordinanza che Georg Luger poté dare sfogo al suo genio creativo, migliorando dapprima il progetto di Hugo Borchardt e in seguito producendo quel capolavoro di meccanica che, a un secolo di distanza, viene ancora giustamente considerato ineguagliato.

 

La Svizzera vanta da secoli una grande tradizione armiera, sin da quando i suoi abitanti se ne andavano in giro per l’Europa a far guerre per conto terzi. Diventati dopo la battaglia di Marignano assai più pacifici, essi hanno sviluppato e mantenuto una cultura delle armi e del tiro ancor oggi fortemente radicata, come provano anche molte leggende – prima tra tutte la saga di Guglielmo Tell – e tradizioni locali, come le feste del tiro cantonali. Con l’avvento della Confederazione, la Svizzera accorpò le varie milizie cantonali in un vero esercito federale, perfettamente attrezzato e sempre al passo con i tempi. Ancor oggi l’esercito elvetico, così come l’aviazione, sono in grado di dare filo da torcere alle più soverchie superpotenze, grazie ad una perfetta organizzazione unita ad una dotazione di armamenti veramente invidiabile.
Le prime armi corte d’ordinanza furono, all’inizio del secolo scorso, pistole a pietra focaia e poi a percussione, di varia provenienza sia locale che estera, le quali armarono i reparti federali, la polizia e le milizie cantonali. In seguito furono adottati vari tipi di rivoltelle di produzione straniera (francese e belga innanzi tutto) a percussione anulare, con modifiche più o meno consistenti introdotte dall’ingegnere progettista Rudolf Schmidt o dalla Eidgenössische Waffenfabrik. Solo nel 1879 fece la sua comparsa la prima rivoltella prodotta interamente in Svizzera, benché derivata dal progetto Warnant dell’anno precedente. Essa fu il cosiddetto «Revolver, Ordonnanz, Modell 1878, Abänderung 1879», in calibro 10,4 mm a percussione centrale, dotato del sistema di sicurezza Abadie, di cui furono prodotti 4601 esemplari.
Ma il primo progetto interamente elvetico, benché molto influenzato dai precedenti modelli, si deve allo stesso Schmidt, e fu introdotto come «Revolver, Ordonnanz, Modell 1882» il 5 maggio di quell’anno per delibera del Parlamento Federale. Questa volta il calibro adottato fu il 7,5 mm svizzero, appositamente studiato, che resterà per molti anni una pietra miliare nel munizionamento militare. Anche in questa occasione gli svizzeri si dimostrarono dei precursori, avendo già compreso le qualità di questo tipo di munizioni mentre la maggior parte delle grandi potenze utilizzava ancora proiettili di grosso calibro nell’erronea convinzione che questi avessero sempre e comunque un maggior potere offensivo e invalidante.

 

 
 
     
     
     

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