IL 60mo ANNIVERSARIO DEL D-DAY

 

 

Queste brevi note vogliono solo fornire alcune informazioni su uno degli eventi fondamentali della II Guerra Mondiale.

E’ stato commemorato, lo scorso 6 Giugno, il 60esimo anniversario del D-DAY, lo sbarco alleato in Normandia che portò prima alla liberazione della Francia e successivamente alla definitiva sconfitta tedesca ed alla fine della II Guerra Mondiale.

In Italia purtroppo non è stato dato nessun risalto all’avvenimento dalle reti televisive nazionali e non ci sono stati collegamenti in diretta o in differita per mostrare le fasi delle commemorazioni.

Martedì 6 Giugno 1944 le forze alleate comandate dal Generale Dwight D. Eisenhower, partite dall’Inghilterra e composte da Americani, Inglesi, Polacchi e Canadesi, invasero la Francia lungo le coste della Normandia su un fronte di circa 60 chilometri di spiagge.

L’invasione, chiamata in codice OPERAZIONE OVERLORD, venne preceduta da pesantissimi bombardamenti che causarono tra l’altro moltissime vittime tra i civili Francesi. Alcuni bombardamenti ebbero anche scopo diversivo (ad esempio quelli sul Pas de Calais) per far credere ai Tedeschi che lo sbarco sarebbe avvenuto in un’altra zona.

Il supporto logistico e lo sforzo organizzativo all’operazione fu spaventoso considerata l’epoca:

156.000 UOMINI

2.000 NAVI DA GUERRA

4.000 MEZZI DA SBARCO appositamente progettati e costruiti

10.000 AEREI DA COMBATTIMENTO

 Anche la tecnologia (del tempo) fece la sua parte:

MULBERRY HARBOURS, degli enormi moli galleggianti che furono ormeggiati al largo delle coste normanne per dare appoggio fuori dalla portata delle artiglierie tedesche.

PLUTO, un oleodotto  sottomarino che rifornì di carburante tutti i mezzi coinvolti nello sbarco.

A supporto dell’operazione, nella notte tra il 5 ed il 6 Giugno vennero anche paracadutate nelle retrovie truppe Americane dell’82esima, 101esima e sesta divisione aerotrasportata. Questi soldati, pur trovando appoggio tra gli elementi della resistenza francese, dovettero far fronte a tutti i rischi di trovarsi in territorio totalmente sotto controllo nemico. Famoso l’episodio del soldato il cui paracadute rimase impigliato al campanile della chiesa di Sainte Mère e che si finse morto

Lo sbarco avvenne alle 6:30 del mattino in condizioni di bassa marea e luna calante.

I tedeschi, considerando le coste della Normandia un punto di potenziale ingresso nemico, avevano letteralmente tappezzato le spiagge ed il bagnasciuga di elementi in cemento, e acciaio oltre che di filo spinato e mine per rendere difficoltoso il movimento di mezzi ed uomini.

La differenza di livello tra alta e bassa marea in Normandia è dell’ordine dei metri e la spiaggia, con la bassa marea si allunga di centinaia di metri

Uno sbarco con l’alta marea sarebbe stato impossibile per due motivi:

il fatto di trovarsi troppo vicini alle linee difensive tedesche ed il rischio di danneggiamento e affondamento dei mezzi da sbarco a causa degli elementi di difesa immersi.

Anche il tempo atmosferico dette una mano: il fine settimana precedente allo sbarco si abbattè infatti sulla Manica la più forte tempesta degli ultimi 25 anni: per questo motivo il Maresciallo Tedesco Rommel, tornò in Germania lasciando sguarnita la posizione.

Le 5 spiagge dello sbarco avevano dei nomi in codice:

UTAH a Les Dunes de Varreville

OMAHA a Vierville sur Mer, a St.Laurent sur Mer ed a Colleville sur Mer 

GOLD a Arromanches les Bains,

JUNO a Corseulles sur Mer

SWORD a Lion sur Mer ed a Ouistreham

Lo sbarco non esaurì l’operazione, che richiese enormi sforzi nelle settimane successive per terminare, quasi due mesi e mezzo dopo, il 25 Agosto con la liberazione di Parigi:

Il 6 Giugno venne solo creata una testa di ponte localizzata alle spiagge dello sbarco.

Cherbourg, principale porto della costa 25 Km a ovest di Utah beach fu liberato dopo 3 settimane.

St.Lo e Caen, che si trovano a meno 15 Km dalla costa vennero raggiunte solo il 9 Luglio.

Robert Capa fu l’unico fotoreporter che riuscì a farsi imbarcare con le truppe della prima ondata dello sbarco.

Appena messo piede sul suolo Francese scattò 4 rullini in 35mm.

Le condizioni in cui furono scattate le foto furono tremende e sono descritte dallo stesso Capa nel suo libro:

“SLIGHTLY OUT OF FOCUS”

“LEGGERMENTE SFOCATO”

il cui titolo deriva dal fatto che, a causa dell’estrema tensione e del rischio, le foto sono uscite mosse o sfocate.

Immediatamente dopo aver fatto le foto si imbarcò di ritorno in Inghilterra insieme ai feriti. A Londra purtroppo, nella fretta di sviluppare i rullini vennero fatti errori tecnici e vennero distrutti tutti i negativi ad eccezione di 11 scatti.

Sul numero del 4 Giugno 2004 del International Herald Tribune è riportato un articolo di John G.Morris, che narra dell’episodio, intitolato:

‘THIS IS IT’: HOW ROBERT CAPA GOT THE PICTURES

‘CI SIAMO’: ECCO COME ROBERT CAPA FECE QUELLE FOTO

Il testo originale dell’articolo dall’ International Herald Tribune è visibile collegandosi qui.

Mentre la traduzione (fatta da noi) è visibile cliccando qui

Robert Capa, dopo aver portato i rullini con le foto dello sbarco a far sviluppare e dopo essersi ripreso dallo shock tornò in Normandia per seguire da vicino l’avanzata degli alleati e la liberazione della Francia.

Robert Capa aveva vissuto e lavorato molti anni in Francia e, pur essendo Ungherese si sentiva molto legato alla Francia perché li aveva iniziato a diventare famoso.

Le foto scattate da Robert Capa sono di proprietà della  Magnum Photos dove è possibile visionarle ed acquistarle.

Abbiamo raccolto in una pagina separata altri link relativi al D-Day ed a Robert Capa.

 

 

pagina dei Links

 

le foto di Robert Capa

 

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